Serie C

Nel lunedì nero del calcio l’onta di una duplice sconfitta.

Non spetta a noi commentare la vergogna di una mancata qualificazione ai mondiali dell’Italia di Ventura incapace di fare un gol ai modesti pedalatori svedesi e fuori per la prima volta da sessant’anni in qua da un mondiale che ci ha visto spesso tra i protagonisti.  Undici fa trionfavamo a Berlino ripetendo l’impresa riuscita in Spagna ventiquattro anni prima, adesso guarderemo le partite degli altri in Russia a meno che non ci venga voglia di cambiare canale.

A noi spetta, da modesti osservatori del calcio vicentino di commentare una clamorosa sconfitta del Vicenza contro il Santarcangelo di Romagna. (in copertina lo Stadio di Santarcangelo )

Santarcangelo: Bastianoni; Toninelli, Bondioli, Briganti, Sirignano, Broli; Moroni (Palmieri dal 80′), Obeng, Dalla Bona (Dhamo dal 86′); Bussaglia (Soumahin dal 71′), Piccioni. A disposizione: Moscatelli, Addario, Chiacchio, Bruschi. Allenatore: Angelini

Vicenza: Valentini; Bianchi (Giacomelli dal 46′), Milesi, Magri; Di Molfetta, De Giorgio, Alimi, Salifu (Lanini dal 65′), Giraudo; Ferrari, Comi. A disposizione: Fortunato, Costa, Crescenzi, Turi, Bangu, Romizi, Ferchichi, Tassi. Allenatore:  Colombo

Arbitro: Giosué Mario D’Apice  di Arezzo,

Santarcangelo di Romagna è una ridente cittadina in provincia di Rimini che conta 21.000 abitanti, meno di Bassano, di Schio, di Arzignano, di Thiene, che con molto dignità regge un campionato impegnativo come la C. Sbarcata per la prima volta in D nel 1982, è entrata nel mondo professionistico nel 2011 in Seconda Divisione, ed ha compiuto lo storico salto nella terza serie nazionale dopo l’unificazione di prima e seconda Divisione solo nel 2014. Nelle tre stagioni disputate in C ha ottenuto come miglior piazzamento un 11° posto. Nel suo Stadio possono trovare posto 2500 tifosi circa. Ma gli abbonati hanno superato di poco le cento unità (102 nella stagione 2016/17)

Prima di questa gara era penultimo in classifica con 6 punti appena un punto sopra il fanalino di coda Fano.

Eppure il Vicenza reduce da due gare casalinghe in cui la squadra aveva ottenuto 4 punti si è presentato nel civettuolo Stadio con la spocchia e l’arroganza di quelli che si credono campioni del mondo.

Dopo 20 minuti i biancorossi erano sotto di due gol realizzati da Obeng e Piccioni. Dopo questo incredibile esordio i biancorossi hanno stentato a riprendersi e solo al 42′ si sono affacciati dalle parti dell’ex bassanese Bastianoni.

Colombo prova a scuotere la squadra togliendo Bianchi ed inserendo Giacomelli. Ma a parte alcune conclusioni non irresistibili dello stesso Giacomelli il Santargangelo si chiude bene e controlla la gara.

Solo al 68′ il Vicenza si affaccia dalle parti di Bastianoni e trova la rete che riapre la gara grazie a Lanini che era entrato in campo al posto di Salifu.

Ma nei venti minuti abbondanti che mancano alla fine le occasioni si possono contare sulle dita di una mano e nessuna tale da far venire i brividi nella schiena agli infreddoliti tifosi.

Si chiude con una sconfitta che amareggia. Colombo a fine gara sembra in confusione: parla di bicchiere mezzo pieno (ci dovrebbe spiegare di cosa…) e dice non si vince con il blasone.

Su quest’ultima affermazione siamo d’accordo: certo è che la squadra così molle, svogliata e poco convinta l’ha mandata in campo lui

Il Vicenza che dispone di giocatori come Comi e De Giorgi, Ferrari e Giacomelli, ecc. dovrebbe mettere in campo qualcosa di più che conclusioni telefonate o parvenze di manovre offensive.

Alla nuova proprietà spetta ora il compito di rilanciare un’ambiente chiaramente depresso. Il problema allenatore è davanti agli occhi di tutti. E nessuno sembra più disposto a difenderlo. Ha provato a cambiare schemi di gioco e a tentare soluzioni diverse. Ma i risultati non si sono visti che parzialmente e non dimentichiamoci che contro Sambenedettese e Renate eravamo sotto a dieci  minuti dalla fine. Senza quei recuperi prodigiosi ma anche parzialmente fortunosi ( il rigore con la Sambanedettese ce lo ricordiamo tutti) oggi saremmo quart’ultimi e dovremmo guardarci le spalle più che sognare traguardi ormai lontani.

Adesso abbiamo rotto anche il tabù della vergogna non possiamo che rimboccarci le maniche e guardare al futuro.  Il passato, il nostro roseo, fantastico passato è sempre più alle nostre spalle…

 

Sull'Autore

Federico Formisano