Di calcio, libri sotto l’albero – note di Paolo Paiusco
Si è in varie occasioni parlato, in queste note, di libri che – in diversa maniera, nell’intreccio dei diversi stili – hanno il gioco del calcio come tema di fondo, di sfondo, di riferimento.
Opere con carattere di manuale oppure romanzi, volumi di memorie o biografie, raccolte di articoli e ritratti di calciatori: dalla scorsa estate si è dato conto di presentazioni di libri, proposto recensioni, riportato diffuse citazioni di una serie di volumi.
Tutti in varia misura interessanti, ognuno con proprie caratteristiche nel rivolgersi al lettore; in queste righe si vuole riproporre – in sintesi – i titoli, e perciò gli autori e i protagonisti che hanno animato lo spazio di questa rubrica, prendendo a pretesto il periodo natalizio come occasione per momenti di lettura personale o come spunto di lettura da proporre ad amici sportivi, ugualmente appassionati ai temi di carattere calcistico.
Riguardando ai volumi citati, secondo l’ordine cronologico delle note che li hanno considerati, la prima proposta di (ri)lettura spetta al lavoro di Ezio Glerean “Il calcio e l’isola che non c’è” (136 pagine, 14 euro, disponibile su Amazon https://amzn.eu/d/6Uarbdq).

Pubblicato per la prima volta nel 2014, il libro è stato nuovamente dato alle stampe nel corso del 2025 e, adattato ai nostri giorni, conferma l’attualità dei contenuti espressi più di dieci anni fa.
Quello di Glerean è il racconto appassionato di un uomo innamorato del calcio, che non si rassegna a vedere questo magnifico gioco svilito da un modo malinteso di intenderlo ovvero non disinteressato e spontaneo – e quindi giocoso e puro, come d’istinto viene ai bambini – bensì ambiguo e con sottesi secondi fini.
Come sottolineato nella quarta di copertina “Il calcio e l’isola che non c’è” non è un libro di memorie “ma è un manifesto per il rilancio del calcio italiano. Un calcio nazionale che deve ripartire dalla gioia di giocare al pallone da parte dei giovani; dal recupero del rapporto con il territorio, con le famiglie, con gli amministratori locali e le società sportive”.
E quindi è più che mai sottolineato e attuale l’appello che Glerean, come “allenatore militante”, rivolge a tutti coloro che amano “il gioco più bello del mondo”: impegnarsi in un progetto concreto che egli stesso si propone di costruire, insieme ai suoi colleghi allenatori, prima che sia troppo tardi.
Dopo Ezio Glerean, Antonio Paganin e il suo “L’anima del pallone. Professione calciatore”, il libro che l’ex difensore dell’Inter ha scritto a quattro mani con il compianto professore Adriano Gennari nel 2010 (126 pagine, Totus Editore, 12 euro, disponibile on line e presso Edicola Gasparella. Isola Vicentina).

Il filo conduttore del raccontarsi di Paganin è una partita giocata realmente dall’Inter di Trapattoni contro il Napoli di Maradona, che Antonio è destinato a marcare. A questa partita se ne intrecciano però mille altre: da quelle giocate quindicenne in Seconda Categoria con i biancoverdi del Laghetto, a quelle in rossoblù nelle giovanili del Bologna fino all’esordio in Serie A, con la maglia blucerchiata della Sampdoria di Vialli e Mancini fino alla maglia nerazzurra dell’Inter.
Antonio lascia il calcio professionistico a 31 anni, scegliendo di non continuare pur avendo proposte sia in Italia che all’estero: come calciatore sentiva di essere ai minuti finali ma andava bene così: il triplice fischio era la fine dell’ultima partita da calciatore ma soprattutto l’inizio di un nuovo campionato, come uomo, come persona.
Senza enfasi, senza retorica: un bel messaggio.
Attorno al gioco del calcio e alla squadra della sua città ruota l’ultimo romanzo di Giancarlo Dalla Libera “Marmajeta. La squadra perfetta” (268 pagine, editore Minerva, 18 euro, in libreria e on line).

“Se dovessi sintetizzare in una sola immagine il concetto di felicità: mi rivedo bambino a correre dietro a un pallone in compagnia dei miei amici” sottolinea l’Autore nella quarta di copertina; vicentino, classe 1955, Dalla Libera, cresciuto all’ombra del Menti, narra dell’importanza del gioco del calcio (e del Lanerossi Vicenza) nel proprio percorso di vita, che si intreccia a quello di un gruppo di amici, che da bambini diventano ragazzi e poi uomini.
Nella prefazione Stefano Ferrio inquadra perfettamente il romanzo sotto l’aspetto critico-letterario, evocando reminiscenze letterarie (I ragazzi della via Pal di Ferenc Molnar) e televisive (la serie televisiva Happy Days), che definiscono “l’identikit letterario di Giancarlo Dalla Libera, così creativamente meticcio e sfaccettato”; piuttosto calzante appare la sintesi formulata da una lettrice: “un romanzo che richiama Stand by me, con in più il calcio”.
Le memorie di Antonio Paganin e il romanzo di Giancarlo Dalla Libera ci hanno introdotto alla lettura di libri che approfondiscono le figure di alcuni allenatori che hanno lasciato, seppur in differente maniera, un segno nel mondo del calcio italiano della seconda metà del secolo scorso. Ecco dunque i volumi su Corrado Orrico, Osvaldo Bagnoli e Manlio Scopigno.
Orrico, con il giornalista Vanni Spinella, ha pubblicato recentemente “Quello della gabbia. Il mio calcio, la mia Inter” (124 pagine, Ultra Sport, 14 euro, in libreria e on line).
Orrico allenò l’Inter per appena sei mesi, dall’estate del 1991 fino al gennaio 1992, quando diede le dimissioni dopo una sconfitta contro l’Atalanta.
Fallì nell’obiettivo di portare nella Milano nerazzurra un modo differente di fare calcio: l’Inter era la sua grande occasione, come lo era stato qualche anno prima il Milan per Sacchi. Ma ad una interpretazione che non risenta dell’immediatezza degli eventi ma sia invece mediata da una prospettiva più storica, il tecnico di Massa lasciò in pochi mesi un segno marcato, destinato a rimanere impresso.
Senza spocchia e senza arroganza, Orrico nel suo libro, illustra il suo modo di intendere il gioco, discorrendo di “storia del calcio”, dal Grande Torino degli anni Quaranta all’Olanda di Cruyff degli anni Settanta passando per la Honved di Puskas degli anni Cinquanta.
Orrico viene ancora ricordato, in maniera un po’ superficiale, come “quello della gabbia”: “la gabbia” è una parte non esaustiva del modo di concepire il calcio da parte di Orrico, uno “strumento di lavoro” che si comprende al meglio contestualizzandolo, come si coglie nelle righe dedicatele nel libro. Del resto lo stesso co-Autore, Vanni Spinella (classe 1980), ricorda che lui stesso, da bambino, quando sentiva parlare della gabbia di Orrico pensava che avesse le sbarre.
Da Orrico a Bagnoli e Scopigno con i due libri di Giulio Giusti: “Il terzino faccia il terzino. Vita e opere di Osvaldo “Schopenhauer” Bagnoli” (176 pagine, Ultra Sport, 16 euro, in libreria e on line), seconda edizione aggiornata (nel 2024) del volume “Ciao, Osvaldo (Osvaldo Schopenhauer Bagnoli)”, uscito nel 2000 e “Manlio Scopigno. Un filosofo in panchina” (128 pagine, Ultra Sport, 14 euro, in libreria e on line), testo uscito per la prima volta nel 2002 e nel 2019 riproposto in una nuova edizione aggiornata.

Il libro di Giusti su Bagnoli, ricchissimo di testimonianze, è permeato di sentimento e coinvolge perché animato dal confronto diretto tra Autore e protagonista: confronto che non si riduce al classico colloquio in forma di intervista ma si esprime nel partecipato dialogo tra l’allenatore e il giornalista fino a intuirsi il colloquiare dei due uomini, Osvaldo e Giulio.
Nel ripercorrere la carriera di Bagnoli, calciatore e allenatore, Giusti parte dalla conquista dello storico Scudetto con l’Hellas Verona nel 1985 ma descrivendolo come tappa di certo significativa della carriera, ma in maniera più simbolica che esclusiva. Nel trionfo come nelle delusioni, infatti, emerge come l’uomo sia sempre rimasto, fondamentalmente, se stesso: a prescindere da difficoltà e soddisfazioni, da amarezze e gioie.
Nel libro su Scopigno, Giusti parla molto di Vicenza: l’allenatore-filosofo vi giunge nel 1959, come secondo del collega ed amico Roberto Lerici, trovando “un ambiente ideale per il suo carattere: una città ricca di arte e cultura, dove, una volta chiusa alle spalle la porta dello spogliatoio, può godersi le bellezze che ha intorno con la moglie Angela. E a Vicenza nasce soprattutto sua figlia Francesca”. Avvicendato Lerici, dal 1962 al 1965 Scopigno guida i biancorossi con coraggio e equilibrio, e il Lanerossi diviene la “regina” delle provinciali.
Il capolavoro di Scopigno si compirà a Cagliari: Scudetto nel 1970. Qualche anno dopo, nonostante la comparsa di problemi di salute, non resiste al richiamo di un disperato Lanerossi sul finire del campionato 1974-’75: “La città veneta, insieme a Cagliari e Rieti, è nel suo cuore. A Vicenza aveva spiccato il volo come allenatore. A Vicenza è nata sua figlia Francesca”, ricorda Giusti. Non evita la retrocessione ma rimane per affrontare il successivo campionato di serie B. Nel corso della stagione 1975-’76 gravi problemi di salute lo costringono a smettere di allenare per curarsi: non rientrerà più nel giro, di fatto sarà – come allenatore – non più considerato. Ma, al tempo stesso – paradossalmente – indimenticato.

Dopo la “doppietta” letteraria di Giulio Giusti, quella di Adriano Bardin. “L’ultimo spogliatoio” (238 pagine, Ipertesto edizioni, 14,90 euro), uscito una prima volta nel 2012 e, in seconda edizione, nel 2013; e il più recente (2022)“Ricordi biancorossi” (112 pagine, Grafiche Marcolin, 14 euro; entrambi in libreria, on line o presso Edicola Gasparella, Isola Vicentina).

Due libri molto ben scritti, nei quali con la penna il Baffo ripercorre la propria carriera (e l’intreccio di essa con la sua personale esistenza) e tratteggia sintetici, ma al tempo stesso profondi, ritratti dei calciatori più importanti con i quali ha avuto modo di condividere stagioni sportive con la maglia del Lanerossi.
Due libri imperdibili.
Di “doppietta” in “doppietta”, da Adriano Bardin a Pino Lazzaro.
Il Maestro firma due libri altrettanto imperdibili, che sono tra i più citati in queste note.
“Di angolo in angolo” (398 pagine, Mazzanti Libri, 18 euro, fuori commercio ma reperibile on line) è uscito nel 2015 ed è la raccolta degli articoli pubblicati nella rubrica L’angolo di Pino Lazzaro su OgniSport, l’inserto del lunedì del Gazzettino. Quattordici stagioni di “angoli” (dal 1997 al 2011): ritratti di calciatori, soprattutto, ma non solo; e riflessioni, commenti, note di approfondimento, ricordi, chiacchere in libertà. “Angoli” datati eppure attualissimi.
Lazzaro
Lo precede come pubblicazione (2002) “Nella fossa dei leoni. Lo stadio Appiani di Padova nei ricordi di tanti ex calciatori biancoscudati” (256 pagine, Ediciclo editore, 13,50 euro, in libreria e on line), libro che a tutt’oggi costituisce riferimento essenziale, per documentazione e quindi autorevolezza, per gli sportivi padovani, ma che si presta a piacevole lettura a tutti gli appassionati del pallone, anche vicentini, specie nei ritratti di calciatori che hanno indossato sia la maglia biancoscudata che quella biancorossa.
Da Glerean a Lazzaro, dunque, una carrellata di libri: alcuni più recenti, altri più datati; in comune lo sguardo al passato ma non con mero atteggiamento nostalgico bensì con la convinzione che non si possa vivere con consapevolezza il presente e guardare con fiducia e assennatezza al futuro – anche nello sport, anche nel mondo del calcio – se non si hanno corretta percezione e atteggiamento di apertura alla conoscenza di quanto già nei tempi andati avvenuto, e di coloro che traccia significativa hanno nei tempi andati lasciato.
Richiamando, in maniera assolutamente impropria ma spontanea, l’insegnamento che si può trarre dagli riflessioni sulla storia e sulla storiografia di Benedetto Croce, ancora si può dire – anche per lo sport, anche per il mondo del calcio – che tutta la storia è storia contemporanea.
Buon Natale, allora, ma anche buona lettura e buon calcio a tutti gli amici di Calcio Vicentino.
Ci permettiamo di aggiungere alcune altre opere dei nostri collaboratori

Luciano Zanini è autore del libro Cuori Biancorossi: “Nei momenti difficili il pensiero deve volgersi alle glorie passate”
Roberto Pivato ha scritto gli intrusi sulle squadre che hanno partecipato una sola volta ai Mondiali di calcio

Filippo Cicero è stato autore di un libro di tecnica calcistica “3-4-2-1. Soluzioni tattiche”
Il nostro direttore Federico Formisano ha pubblicato la Storia dell’Altair in occasione del 40° (Conversazioni possibili ed impossibili) e del 50 °anniversaio ( Mezzo secolo di Altair) della società e la storia del Bertesina (Una bellissima avventura).


