Delfino Sartori ha intervistato per noi Giuliano Dal Bianco, ex allenatore di Thiene, Eurocalcio e Pedemontana.
Il suo sogno nel cassetto: allenare l’Azzurra Sandrigo
Per incontrare Giuliano Dal Bianco bisogna essere sempre precisi come un orologio perché lui lo è sempre stato sul campo come giocatore e, poi, come allenatore. Molto loquace e sempre sorridente con lui ho realizzato un’intervista che è durata quasi due ore e che cerco di concentrare.
Residente a Zugliano, ha 63 anni, tre figli e da qualche tempo nonno e in pensione dopo una vita da bancario, ha iniziato la sua carriera come calciatore nelle giovanili del Vicenza per poi giocare in vari campionati di serie C e serie D. E’ sempre stato un vincente e per questo nella sua carriera di calciatore ha colto sei promozioni e 5 titoli regionali. Il tutto passando attraverso 30 anni di calcio in cui c’è stata una rivoluzione sia nel gioco che nel rapporto giocatori/società.
Tre tappe della carriera di Dal Bianco, Eurocalcio, Thiene e Pedemontana
Per la cronaca è cugino di Ennio Dal Bianco che ha giocato come portiere nel Vicenza per poi passare al Padova dove ha difeso la porta per 6 anni.
Giuliano, cosa è cambiato in tanti anni che alleni il gioco del calcio?
“Senza dubbio moltissimo tanto che lo ho vissuto sulla mia pelle i cambiamenti in quanto il calcio si intende con il prima e dopo Sacchi perché per gli italiani esiste quella barriera li. Prima c’era il calcio che giocavo anch’io con ruoli in campo ben definiti con marcature a uomo, Poi è arrivato il calcio totale ed il modo di allenarsi più schematico. Io questo l’ho vissuto tutto perché, se si guarda la mia carriera, si vede che dopo l’esperienza di allenare il Romano c’è stato un vuoto in mezzo in quanto mi ero accorto di essere sulla strada di diventare vecchio e non avevo l’esperienza sul campo di giocare a zona e tutte quelle cose nuove che aveva portato Sacchi. Così ho ricominciato ad allenare i settori giovanili facendo anche dei corsi per ricominciare. Ho fatto quattro anni con Enrico Cunico in prima squadra, ossia il suo vice prima nel Romano e poi nell’Eurocalcio e poi ripartire da solo.
Che rapporto hai con il Vicenza?
“Sono partito dal settore giovanili per arrivare in prima squadra dove, sono sincero, non ho mai messo piede in campo sia in serie A che in B. Questo perché sono sempre andato in giro sino a 28 anni. Ossia dove mi mandava Farina. Sono rientrato con G.B. Fabbri e ho avuto modo di allenarmi con Paolo Rossi. Davanti a me come stopper c’era Dolci e una volta non esistevano tutti i cambi di adesso per cui era difficile entrare sempre che quello che giocava nel tuo ruolo si facesse male. Siamo anche ai tempi di Carrera, Filippi, Cirilli, ecc. Così sono finito in serie C nel Belluno“.
Giuliano con Delfino, il suo intervistatore
Ma che tempi erano per voi calciatori in cui le società avevano un presidente “padre-padrone”.
“I cambiamenti di casacca erano normali e senza che potessimo protestare in quanto non esisteva l’Associazione Calciatori ne i procuratori. Eri solo vincolato alla società. Quando ero al Vicenza mi arrivò un telegramma in cui il presidente mi aveva spedito a Crotone. Ho rifiutato e sono stato messo al minimo dello stipendio. A quel punto ho smesso a livello professionistico, mi sono trovato un lavoro e a giocare in serie D dove ho militato 9 anni tra Rovigo, Dolo, Valdagno, Bassano e Giorgione dove ho vinto due campionati con Sergio Gasparin. Poi, alla fine della carriera ho giocato a Thiene e vinto il campionato di promozione. Dopodiché ho smesso di giocare e iniziato a fare l’allenatore con il “magico”Thiene di Sergio Gasparin. Io ero il suo secondo. Da primo allenatore hoguidato per due anni la Berretti di Vicenza, quindi Montagnana, Sarcedo per arrivare a Rossano in 1° categoria dove ho vinto subito campionato e titolo regionale, Rossano, sempre in 1° categoria con la promozione e titolo regionale e quindi con l’Eurocalcio che ho allenato per nove anni ed in cui partendo dalla 3° categoria siamo arrivati alla promozione e colto 6 successi totali”.
In questa foto di trent’anni fa il presidente Crestani, mister Broccardo, Dal Bianco, Checco Maino, Zuliani e accosciati il massaggiatore Giuriato, Manzardo e Avorio
Come vedi attualmente il calcio vicentino ?
“Allo stato attuale lo vedo in crescita. Circa 20 anni il calcio trevigiano era avanti e più emancipato. Adesso si stanno invertendo le cose e le squadre vicentine fanno del buon calcio con allenatori bravi. Sono aumentati i campi di gioco anche ben fatti. Ricordo che a quei tempi era una soddisfazione andare giocare ed allenare nel trevigiano. Adesso sia a livello di 1° categoria e promozione sono più competitivi quelli del vicentino”.
Veniamo alle serie dove militano molte squadre vicentine. Come vedi la Promozione?
“Qui i giochi sono quasi fatti perché il Montecchio ha 6 punti di vantaggio e dietro ci sono Camisano e Schio che, visto l’organico, possono pensare a salire di categoria mentre Rosà, Summania, Valbrenta che seguono gli basta fare un buon campionato in quanto non hanno l’ambizione di salire e hanno deciso di puntare sui giovani. A livello retrocessioni vedo in difficoltà il Mussolente. L’Azzurra domenica ha il Montecchio che sembra proibitivo, poi ha una serie di partite con squadre di metà classifica ed infine ha nel finale degli scontri diretti con Mussolente e Chiampo. Bisogna per far questo che l’Azzurra riesca a recuperare due tre giocatori fuori per infortuni”.
Dal Bianco e Rezzadore
E veniamo alla Prima categoria?
“Vedo bene il Sarcedo che sta vincendo con un presidente eccezionale e ha una squadra che può giocare anche in promozione. Certo che non è mica facile vincere un campionato. Un’altra squadra che va alla grande è il Trissino che è ad un punto solo di distacco. Dunque le vedo favorite entrambe. Poi, che il Tezze il Marola, il Monteviale che sono lì ma non hanno un organico che le altre due. Sul fondo è una guerra. Atletico Vi-Est e Castelgomberto sembrano spacciate. Poi, per le altre, tutto rimane tutto da giocare sino alla fine e non do nulla di scontato.
Come immagini il tuo futuro ?
“Allenare è la mia vita ma dopo l’esperienza con la Pademontana ho deciso di fare un anno sabatico che, sinceramente non mi aspettavo. Ho avuto delle proposte ma ho preferito rimanere fermo e andare a vedere le partite per prendere appunti”.
So che avendo lavorato a Sandrigo sei molto vicino alla squadra e spesso sei sugli spalti a vedere le partite
” Seguo l’Azzurra con piacere in quanto è una società storica e con dirigenti di ottimo livello. Sono sincero nel dire che ci ho sempre fatto un pensierino. Poi, non dipende da me ma da chi dirige una squadra. Vedremo”.