Redazionali

La serata del Real di Rossi fra nostalgie e rimpianti

Scritto da Federico Formisano

Una bella serata a cui avrebbero dovuto essere presenti anche i giocatori attuali per comprendere il messaggio importante che la tradizione e la storia possono tramandare.

di Federico Formisano

Real Vicenza allOlimpico

Dietro ad Ancetti,  Albanese, Sulfaro, Galli, Lelj, Carrera, Cerilli, Rossi, Farina, Filippi, Faloppa, Prestanti, Guidetti, Briaschi, Verza, Miani, Rosi, Piangerelli ed i giornalisti Poggi, Libondi; fuori campo Mocellin, Simonato, D’Aversa e il caporedattore Girlanda.

Una bella serata a cui avrebbero dovuto essere presenti anche i giocatori attuali per comprendere il messaggio importante che la tradizione e la storia possono tramandare.

di Federico Formisano

Real Vicenza allOlimpico

Dietro ad Ancetti,  Albanese, Sulfaro, Galli, Lelj, Carrera, Cerilli, Rossi, Farina, Filippi, Faloppa, Prestanti, Guidetti, Briaschi, Verza, Miani, Rosi, Piangerelli ed i giornalisti Poggi, Libondi; fuori campo Mocellin, Simonato, D’Aversa e il caporedattore Girlanda.

Chapeau al Giornale di Vicenza, chapeau all’amico Luca Ancetti: All’Olimpico ieri sera la rievocazione delle imprese del Real Vicenza è stata praticamente perfetta, almeno per chi ha la mia età o per chi alla fine degli anni settanta frequentava per la prima volta lo Stadio. Calibrata nei contenuti, nostalgica nelle immagini, ma soprattutto commovente nella rievocazione. L’impresa più grande di Luca e della sua squadra è stata quella di riunire praticamente tutto il gruppo : Galli, Lelj, Marangon (unico assente) Guidetti, Prestanti, Carrera, Cerilli, Salvi (c’era anche lui ne siamo sicuri) Rossi, Faloppa e Filippi, e poi Sulfaro e Piagnerelli, Mocellin e Briaschi, Albanese, Rosi e Simonato, Verza, Miani e D’Aversa.

Tra palcoscenico e tribuna dove erano schierati giornalisti e sponsor, autorità e semplici tifosi, esponenti importanti della storia biancorossa come Dalle Carbonare e Gasparin, vibrava la sensazione magica di essere presenti ad un happening di rara intensità.

Olimpico ospiti

In prima fila Grazioli, Gasparin, Dalle Carbonare, autorità militari, Formisano, il prefetto, Donazzan, Sbrollini, gli assessori Bulgarini, Dalla Pozza e Nicolai

Alzi la mano chi non si è commosso quando Matteo, nipotino di Giancarlo Salvi si è alzato ed ha esibito con orgoglio la maglia biancorossa con il n. 8 che era stata del nonno ?

Alzi la mano chi non ha apprezzato le parole intelligenti dell’ex centrocampista scomparso un anno fa e piombate sul palco come dall’aldilà, lucide e piene di un amore verso questa città: “Voglio più bene io

a Vicenza che alcuni che sono nati qui”.

Alzi la mano chi non ha trovato commovente l’abbraccio ideale di Pablito Rossi verso l’amico Giancarlo con parole cariche di mestizie e nostalgia. Ma anche chi non ha sorriso alle gag di Carrera, al faceto racconto di Farina che si presenta dall’Avvocato Agnelli, o a quello di Paolo Rossi che si sottopone alla trattativa per il contratto con Maraschi e Levante.

Quella squadra non solo ha dato lustro alla nostra società arrivando seconda in serie A alle spalle della Juventus , non solo ha partecipato alla Coppa Uefa, ma è stata l’esempio di un rapporto simbiotico fra giocatori provenienti da tutt’Italia con una Città che li accolti con amore, li ha trattati con rispetto, mai sopra le righe, senza esagerazioni.

Non è un caso che la gran parte dei componenti di quel gruppo abbiamo piantato le tende a Vicenza: fino a qualche anno fa, il toscano di Prato Paolo Rossi sposato con la vicentina Simonetta e padre di Alessandro lo si poteva incontrare da Bolzani o a spasso per il Centro. Fino all’anno scorso il ligure GianCarlo Salvi aveva messo le tende a Vicenza ed oggi qui vivono moglie e famigliari; vivono nella nostra città o nelle immediate vicinanze, l’abbruzzese di Loreto, Giuseppe Lelj, il pavese Giorgio Carrera, il padovano di Boara Pisani, Vinicio Verza, il teatino Luciano Miani oltre ovviamente a Massimo Briaschi che da queste parti è nato e vissuto. Sono rimasti legatissimi a questo ambiente il padovano Filippi ed il chiozzotto Cerilli. Ma anche il trevisano di Oderzo Faloppa.

L’identificazione che forse quarant’anni fa diventava naturale e normale e che oggi invece non è più possibile. Nella gradinata del Teatro c’era l’attuale presidente Pastorelli. Secondo me non sarebbe stato un errore portare qui tutti i componenti della rosa attuale del Vicenza Calcio, questi “campioni del mondo” di chiacchere che oggi sono a Vicenza e domani in qualunque altra parte del mondo, incapaci di credere nel valore della maglia. Renato Faloppa, ad esempio, ha giocato a Vicenza nove campionati di cui sette in massima serie. Filippi ha disputato 200 partite con la casacca biancorossa, Cerilli 150, ecc. Quando mai avremo oggi un giocatore che trascorre qui tutta la sua carriera o la gran parte di essa.

Se ci rifacciamo a questa storia, a questa splendida tradizione, così come all’epopea del Vicenza di Vinicio, al ricordo della Coppa Italia rischiamo di rimanere agganciati nostalgicamente ad un passato che non è più in grado di tornare. Ma ci fa comunque comprendere che siamo portatori di valori forti, di un città provinciale che sa coniugare l’ospitalità e la bellezza con l’amore per lo sport più amato del mondo. E che per questo un giocatore dovrebbe comunque essere orgoglioso di indossare quella maglia a strisce bianche e rosse che prima di lui hanno portato Campana e Cineshino, Rossi e Roby Baggio, Di Carlo e Otero e tanti altri. I quasi cinquecento che ieri sera hanno vissuto questo stupendo momento hanno potuto ricaricare le batterie dopo momenti di scoramento e in cuor loro sono usciti con una certezza: il rapporto fra questa città ed il calcio non potrà finire mai.. Proprio mai !

Sull'Autore

Federico Formisano