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Un tuffo nel passato: quando a Vicenza il sogno Europa si trasformò in realtà

Sono passati ormai quasi 21 anni da una delle semifinali europee più intense ed entusiasmanti per il calcio italiano, ossia il match che ha visto contrapposti il Vicenza di mister Guidolin e il Chelsea “italiano” di Zola, Vialli e Di Matteo, epilogo di una delle favole calcistiche più belle della storia sportiva recente. Ripercorriamo insieme le tappe di quel lungo viaggio che ha trasformato il sogno europeo in una incredibile realtà, sfumata solo in extremis.

Bel gioco, entusiasmo e un gruppo affiatato guidato da un allenatore pratico e concreto come Guidolin: sono questi gli ingredienti che, a metà degli anni ’90, fanno del Vicenza una delle realtà più amate nell’intero panorama calcistico italiano. Sono gli anni delle “sette sorelle” a contendersi lo Scudetto, anni in cui anche la provincia riusciva ancora a dire la propria, così lontani dall’attuale scenario caratterizzato dall’enorme gap, riconosciuto anche dai bookmakers, tra le prime della classe e le realtà più piccole.

Tutto inizia nella stagione 1996/97, la seconda consecutiva in A di una società nata dalla triste fine del glorioso Lanerossi Vicenza. Dopo ben 20 anni di fila in massima serie, tra il 1955 e il 1975, e dopo aver lanciato nell’Olimpo del calcio campioni del calibro di Paolo Rossi e Roberto Baggio, la squadra di calcio vicentina aveva infatti conosciuto un periodo di declino culminato con la crisi societaria all’inizio degli anni ’90.

Fu l’industriale tessile Pieraldo Dalle Carbonare a riportare il calcio in città, grazie a un progetto ambizioso e costruito su tanti giovani di ottime prospettive: promozione in A con mister Guidolin nel ’94/95, subito un nono posto e una salvezza da incorniciare l’anno successivo e quindi ancora un’incredibile stagione nel secondo anno di A, con la vittoria della Coppa Italia, l’accesso alle competizioni europee e un cammino quasi trionfale in Coppa delle Coppe. In questi anni Vicenza vive dunque uno dei momenti sportivi più intensi ed entusiasmanti, un periodo di vera e propria gloria che purtroppo oggi appare così lontano e irripetibile.

Il campionato del ’96/’97 fu, come detto, un anno di consacrazione per l’undici di Guidolin, che poteva vantare tra i suoi uomini atleti fantasiosi come l’uruguaiano Otero, miglior marcatore della squadra con 13 reti, e calciatori concreti come Giovanni Lopez, Mimmo Di Carlo e Fabio Viviani, veri e propri perni della rosa. Oltre a un ottimo ottavo posto in campionato, l’annata regala ai biancorossi anche una trionfale cavalcata in Coppa Italia, in cui il Vicenza elimina Lucchese, Genoa, Milan e Bologna prima di travolgere in finale il Napoli con un netto 3-0 (gol di Maini, Rossi, Iannuzzi) nella gara di ritorno, che capovolge lo 0-1 della gara di andata. È questo il pass che regala ai veneti l’Europa e una insperata partecipazione alla Coppa delle Coppe.

Di Carlo e Guidolin

 

Per l’appuntamento con il palcoscenico europeo, il Vicenza si presenta con nuovi arrivi del calibro di Luiso, Coco, Di Napoli, Zauli e Ambrosini, che portano qualità e quantità alla rosa guidata ancora da Francesco Guidolin. Il cammino europeo travolge di entusiasmo i tifosi biancorossi, che pur di fronte a un campionato dal rendimento più altalenante rispetto alle due stagioni precedenti, chiuso con una salvezza a un solo punto di distacco dal Brescia, scoprono una squadra dal carattere solido contro avversarie di tutto rispetto.

Un gioco scoppiettante e un Pasquale Luiso in gran spolvero (chiuderà come capocannoniere del torneo con 8 reti) assicurano al Vicenza un percorso tranquillo nel corso dell’intera competizione: a farne le spese prima il Legia Varsavia (2-0 all’andata, 1-1 al ritorno), quindi lo Shaktar Donetsk (battuto 3-1 in trasferta e 2-1 al Menti) e il Roda (che di reti ne subisce ben 9, 4-1 in Olanda e 5-0 in Italia).

Il Vicenza è dunque, contro ogni pronostico iniziale, in semifinale: avversario il più quotato Chelsea di Zola, Di Matteo, Hughes, Leboeuf, Le Saux, Vialli, Poyet e Flo. Nonostante i nomi altisonanti, la gara di andata vede gli inglesi cadere in terra veneta per 1-0 con gol di Zauli: pronostici sovvertiti e tanto entusiasmo per l’importantissimo match di ritorno. Anche a Stamford Bridge i biancorossi partono in quarta e dopo 32 minuti si ritrovano in vantaggio: è ancora Pasquale Luiso, il “Toro di Sora”, a gonfiare la rete degli avversari. Sembra fatta, ma il sogno si infrange nel giro di 45 minuti.

Sotto di una rete, il Chelsea si ritrova costretto a rincorrere per segnare almeno tre gol. Il divario tecnico purtroppo si fa sentire e dopo solo 2 minuti Poyet ristabilisce il pari. È nel secondo tempo, però, che i berici crollano sotto i colpi dei campioni in forza ai londinesi: Zola al 50′ e Hughes al ’76 capovolgono le sorti del torneo, proprio quando tutto sembrava poter sorridere ai biancorossi. Il 3-1 è pesante, il Vicenza accusa il colpo e non riesce più a pungere, fatta salva un’incredibile occasione fallita da Di Napoli e Luiso proprio sul triplice fischio finale. Tra i rimpianti anche un gol annullato che ai più appariva regolare.

La Coppa delle Coppe va al Chelsea, ma al Vicenza resta tutto l’orgoglio di aver fatto sognare e di aver unito i tifosi di tutta Italia davanti alla tv, rapiti dal bel gioco, dalla simpatia e dalla caparbietà di una squadra di provincia capace di lottare a testa alta anche fra le grandi.

Sull'Autore

Federico Formisano