Editoriali

Ogni maledetta domenica…

Scritto da Federico Formisano

Oggi è la quinta domenica senza calcio

Allora un pò per nostalgia e un pò per l’auspicio di tornare presto al campo ripercorriamo insieme quei riti e quelle abitudini che caratterizzano molte delle domeniche di un calciatore medio.

IL RISVEGLIO

Il calciatore, ma anche l’allenatore, il dirigente e il giornalista sportivo alla domenica si risveglia quasi sempre con uno stato d’animo diverso da quello degli altri giorni: spesso c’è un pò di ansia, un pò d’attesa respressa, un pò di curiosità.  I più tesi non hanno dormito bene nella notte fra il Sabato e la domenica. Qualcuno ha fatto le ore piccole anche se non dovrebbe, ma la maggior parte da bravi atleti ha deciso di andare a letto al solito orario cercando di riposare bene. Se la gara è importante l’attesa ha influito maggiormente sul sonno e sul riposo.

COLAZIONE E PRANZO

Il Pranzo è quasi sempre anticipato rispetto agli altri giorni. Quando le gare iniziano alle 14.30 il mister ti ha convocato per le 13.00/13.15  al campo e se devi andare in trasferta  spesso la partenza è fissata alle 12-00 Quindi si fa colazione presto o addirittura la si salta (ma è sbagliato..)  e si pranza alle 11.00 I nutrizionisti consigliano pasta e riso anche integrali, legumi, verdura e frutta fresca e di stagione, latticini, pesce, uova e carni, anche se questi ultimi due alimenti devono essere consumati in quantità limitate. Ma poi ognuno ha il suo regime alimentare e le abitudini in questo caso contano più del rispetto della scienza.  Le squadre dei grandi (serie D ed Eccellenza) spesso pranzano assieme nella sede della società o al Ristorante se sono in trasferta. Sempre i nutrizionisti consigliano di pranzare almeno tre ore prima dell’avvenimento sportivo. Quindi alle 11.30 ma anche prima se la gara si gioca alle 14.30

LA BORSA

La preparazione della borsa è un altro dei riti domenicali iniziando dalle scarpe: meglio due paia per ogni esigenza (6 o 13 tacchetti, ma oggi è meglio sapere già se si giocherà in erba naturale o sintetica).  I 6 tacchetti sono indispensabili quando si gioca su  campi naturali pesanti, con superficie bagnata e fangosa e che necessitano di un grip particolarmente forte. Per i campi in sintetico vanno le scarpe specifiche con molti tacchetti

Molti giocatori sono attenti alle loro scarpe, altri un pò più disinvolti. C’è chi le pulisce con grasso animale, chi le tratta con il normale lucido da scarpe, chi le ripone nella borsa sporche dalla domenica precedente, suscitando l’indignazione dei puristi. Chi infine ha la fortuna di avere la mamma che provvede…

Infilate le scarpe nella parte bassa della borsa, si passa al resto dell’abbigliamento: i calzini già divengono a volte una sorte di rito. Qualcuno preferisce usare sempre gli stessi (ovviamente lavati) domenica per domenica finchè non hanno i buchi. Importanti sono anche i parastinchi, lo scaldacollo, il berretto. Molte società consegnano ad inizio stagione il Kit con l’assortimento completo dal Kw al giaccone imbottito. Sono in poche ai nostri livelli dilettantistici quelle che hanno il magazziniere  e ti fanno trovare in spogliatoio tutto il necessario per la gara.

Ovviamente non bisogna dimenticarsi tutto quello che serve per la doccia un buon paio di ciabatte (non usandole si rischiano i terribili funghi), l’accappatoio, il fon a meno che lo spogliatoio non ne sia dotato.

La borsa è pronta e siamo pronti anche noi

AL CAMPO

I giocatori sanno che arrivare al campo per tempo è buona cosa: se il mister non ha ancora deciso la formazione, vedere che sei tempestivo è già un buon indice. Poi è importante non aver fatto bisboccia. Quando ti presenti con gli occhiali da sole è già un brutto segnale e dimostrare attenzione alle prime parole dell’allenatore è importante. Se un giocatore sbadiglia è sintomo di una notte insonne o di un rientro a casa tardivo.

E’ sempre stato un momento particolare quello della lettura della formazione: il giocatore sicuro del posto è più rilassato ma quello che è in competizione con un compagno per una maglia è in ansia finchè l’allenatore non pronuncia il suo nome assegnandogli la casacca.  Se il mister ti ha escluso non mettere il broncio: è uno stato d’animo che non dimostra affetto verso il gruppo e disponibilità a farne parte con qualunque ruolo. Dai una pacca sulle spalle del compagno prescelto e invitalo a segnare un gol per voi della panchina. Sicuramente toccherà anche a te entrare nell’undici iniziale e vorresti sentire lo stesso trattamento d’incoraggiamento e di sostegno da lui.

Generalmente nelle regole non scritte di uno spogliatoio l’assegnazione della maglia è un ruolo che compete sempre alla stessa persona: al mister che ama consegnarla di persona con una raccomandazione o un buffetto,  ad un dirigente, o anche all’assistente dell’arbitro nelle categorie dalla prima alla terza chè viene così premiato del suo impegno con un atto colmo di ufficialità.

Ogni allenatore parla alla sua squadra nei momenti più diversi: c’è chi il sermone (da ogni maledetta domenica) lo fa prima della consegna delle maglie a tutto il gruppo, c’è chi lo fa all’ultimo dopo l’appello dell’arbitro. Ci sono anche allenatori che si limitano a dare disposizioni tecniche perchè si affidano al senso di responsabilità dei loro giocatori.

Qui il link del film con Al Pacino https://www.youtube.com/watch?v=X3kSC9aIefU

Si esce quindi per il riscaldamento che è un altro momento importante. Quasi tutti ormai mettono il giocatore più anziano in testa al gruppo a condurre per creare quello spirito di emulazione e di rispetto. Ci sono allenatori che rimangono con la squadra, altri che lasciano l’incombenza al preparatore atletico.  Il riscaldamento è una fase importante ed è molto cambiato nel tempo: una volta era di prassi la corsa con gli allunghi. Adesso quasi tutti impostano questa fase con una fase di riscaldamento vera e proprio e una fase agonistica in cui si cerca di rubarsi palla o di scambiarsela in modo rapido, per acquisire già i movimenti della gara.

 

L’APPELLO

La gara sta quasi per iniziare: arriva l’arbitro nello spogliatoio per l’appello ed è un altro momento significativo. Perchè ? Perchè si pesa il direttore di gara.  Se è eccessivamente giovane, se non dimostra grande personalità, se è pignolo lo si intuisce in questo breve scambio di convenevoli. Oggi molti direttori di gara conoscono i giocatori delle squadre (magari per averli studiati prima della gara sul nostro Almanacco). Molti imparano il nome del capitano per creare subito un rapporto più disteso, altri non solidarizzano mai. Personalmente reputo che il direttore di gara eccessivamente pignolo possa avere poi problemi nella gestione della gara. Ma è una mia idea.   Con l’appello si stabiliscono gerarchie che poi verranno o meno confermate dal campo.

L’INIZIO DELLA PARTITA

I lunghi preparativi sono ultimati: siamo pronti ad entrare in campo. Uno sguardo alle tribune per vedere quante persone ci sono e magari notare con piacere che il pubblico è numeroso. Poi uno sguarda alla morosa o alla moglie, ai familiari che ci sono sempre.  Un saluto con gli occhi e niente di più. E poi, poi e finalmente la partita….

 

Ci sarebbe da parlare poi della conclusione dell’evento sportivo:  della gioia della vittoria, della tristezza di una sconfitta. Ma a noi serviva sopratutto riportarvi al clima di una gara, per ricordarvi quello che siete, visto che questi eventi richiano di farvelo dimenticare. E se solo per un istante avete assaporato in questi passaggi quello che per voi una domenica può rappresentare vorrà dire che avremo colto nel segno.  Vi diamo appuntamento sui campi da calcio per poterci guardare negli occhi intuendo che il filo comune che ci lega non è stato spezzato.

A presto !!

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Federico Formisano