Editoriali

La partita è finita, si torna a casa…

LA PARTITA E’ FINITA. SI TORNA A CASA  Ma quando veramente la partita è finita?. Mai.

Di Maurizio Lissandrini

L’attesa sale, è domenica mattina e la testa inizia a pensare alla partita del pomeriggio, ci si prepara, i soliti rituali, preparo il borsone, colazione abbondante o pasta in bianco, un caffè e si parte. Tragitto breve, parcheggio l’auto al solito posto ( scaramantico noooo! ) arrivo allo stadio, batti il cinque con i compagni, l’ultima sigaretta al volo, giretto per il campo, oggi mettiamo i 13 ok, sale l’ansia e mani che sudano, si entra nello spogliatoio.
“ Buongiorno, per la gara odierna la formazione che scende in campo è..…” il rituale del mister che annuncia la formazione è un momento tanto atteso, il battito accelera, l’adrenalina si impossessa del tuo corpo, se sei il portiere l’attesa è minima…..ma se sei l’attaccante, auguri.

Gli sguardi si incrociano, le emozioni sono contrastanti, tutti vorrebbero giocare e il mister non vorrebbe mai nominare il numero 12, il 13…il 14 anche se fa parte del suo ruolo ne farebbe volentieri a meno. Ultime battute, in circa 30 minuti il mister ripassa i compiti da fare in campo, momenti d’attesa snervante, vorresti uscire a correre, a giocare subito. Ultimi foglietti attaccati sulla porta ( barriera, calci d’angolo, schemi…) ultime fasciature, ancora in bagno per l’ultima volta, escono i portieri ( beati loro ) per il riscaldamento con il preparatore , la squadra esce poco dopo, prime corse, esercizi, palleggi, passaggi…torna il sorriso, questo è il momento più bello, si rientra. La vestizione, il rito, qualcuno ricorda che il nome scritto davanti è più importante del nome scritto dietro, siamo squadra, siamo stesso colore, siamo stessa famiglia.
Arriva l’arbitro, ci si presenta, ti chiedi se quel fischietto ha già arbitrato un’altra tua partita, si esce, testa o croce, e via, diventi un’altra persona, il primo contrasto, il primo passaggio, sembra un altro mondo, il mister invece comincia ad agitarsi, tu devi restare calmo e concentrato, lui passeggia davanti alla panchina come un pendolo svizzero….e li capisci quando il vecchio Liedholm diceva che l’allenatore di calcio è il mestiere più bello del mondo, peccato che ci siano le partite.

La discesa in campo

Intervallo, pausa, in qualsiasi stagione dell’anno non si capisce il perché si beve il the, convincere, motivare i giocatori spronarli di fronte a qualsiasi risultato, ultimi sguardi, qualche frase ad effetto non manca mai “ Andiamo a vincere daiiiiii… Forza il riscaldamento è finito ora comincia la partita”….e avanti così.
Altra partita, il secondo tempo è sempre un’altra partita, sia che vinci o che perdi inizia sempre una cosa diversa dal primo tempo…..e poi la fine, 3 fischi che ti mandano in paradiso ( se vinci !! ) oppure giù all’inferno ( se perdi ) se pareggi ti accontenti. Felicità o tristezza, umori contrastanti e diversi, non esiste successo che non si porti dietro la sconfitta di qualcun altro.
La partita è finita, si torna a casa, ma quando la partita è veramente finita?. E’ finita, per gli altri. Per te che sei coinvolto come giocatore, oppure come mister, la partita non è mai finita perché si porta dietro sempre il risultato, la classifica, le critiche, le gioie, nel bene e nel male tutto il carico di responsabilità, dimentichi solo che è domenica ( gite, famiglia, amici, cinema….) ma non dimentichi che la partita è finita, pensi già alla prossima domenica, agli errori da cancellare, alle mosse da preparare.

Spogliatoio

Per te caro mio che metti anima e cuore in campo e in panchina e ora di tornare a casa, ma la partita non finisce mai.

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Maurizio Lissandrini