Ezio Glerean ed il ritorno all’isola che non c’è
Note di Paolo Paiusco
Come preannunciato nelle note del 30 luglio scorso, è stato nuovamente pubblicato, a distanza di undici anni, il libro di Ezio Glerean “Il calcio e l’isola che non c’è”.
Glerean (classe 1956, giovanili al Genoa, campionati di Serie B e Serie C con Brindisi, Taranto e Cavese) nella seconda metà degli anni Ottanta studiò direttamente in Olanda (paese della moglie Caroline) il “modello Ajax”, che vedeva nella figura carismatica di Johan Cruyff il riferimento non solo della storia del club ma – in quegli anni – della organizzazione e gestione generale della gloriosa società di Amsterdam.
Iniziò ad allenare: partendo dal basso, dapprima i dilettanti a Marostica (Seconda categoria) per giungere successivamente in Serie C2 col Sandonà; nel volgere di pochi anni si impose quindi all’attenzione degli appassionati di calcio italiani come condottiero del Cittadella, che condusse – tra il 1996 e il 2002 – dalla Serie C2 alla Serie B proponendo un gioco dalle spiccate caratteristiche offensive, come nello stile e nel carattere dei Lancieri olandesi.

Nel libro (136 pagine, 14 euro, disponibile su Amazon https://amzn.eu/d/6Uarbdq) il tecnico di San Michele al Tagliamento ripercorre il proprio percorso sportivo, contrassegnato – fondamentalmente – da una specchiata coerenza tra pensiero ed azione, condividendo col lettore apprezzabili excursus di carattere personale.
Della coerenza tra pensiero ed azione, in cui fermamente crede, Glerean dà espressione trasversale lungo lo svolgersi della narrazione sottolineando i princìpi del suo modo di intendere il calcio: anzitutto, ed in sintesi a tutto, un gioco che appassiona sin da bambini e che deve continuare ad appassionare anche nelle altre età della vita; un gioco che ha come fine il divertimento ma in cui la sana competizione è componente non eludibile; un gioco che, nella dinamica tra competizione e divertimento, accomuna – ciascuno a seconda della propria prospettiva – calciatori e spettatori.

Glerean con la dirigenza del Bassano
Punti di riferimento non secondari del volume si identificano nelle prime e nelle ultime pagine, ossia nell’introduzione e nei ringraziamenti.
La prima è a firma di Gianni Mura, il grande giornalista di Repubblica scomparso nel 2020, che non ha mai nascosto la propria stima per Glerean: stima ribadita nelle righe in cui ne parla come “uomo di frontiera” di cui tuttavia “non si coglie la differenza tra il tecnico di squadre professionistiche e il maestro che insegna calcio ai ragazzini. Non solo calcio, essendo un maestro, e credo sia un bene che non si colgano le differenze. Significa che ha una sua idea di calcio e non la vende al mercato”.
Nei ringraziamenti l’Autore omaggia innanzitutto Pino Lazzaro “che mi ha aiutato a mettere insieme tutti i miei pensieri”.
Il Maestro Lazzaro, uomo di calcio di grande esperienza, cultura e sensibilità (e citato in diverse delle nostre note), ha fatto parte dello staff di Glerean al Cittadella ed è autore anch’egli di apprezzati volumi di carattere sportivo.
Nel mezzo, tra introduzione e ringraziamenti, il racconto appassionato ed appassionante di un uomo innamorato del calcio, che non si rassegna a vedere questo magnifico gioco svilito da un modo malinteso di intenderlo: ossia da un approccio non disinteressato e spontaneo – e quindi giocoso, puro, come d’istinto viene ai bambini – bensì ambiguo e con sottesi secondi fini.

Come ribadito nella quarta di copertina “Il calcio e l’isola che non c’è” non è un libro di memorie “ma è un manifesto per il rilancio del calcio italiano. Un calcio nazionale che deve ripartire dalla gioia di giocare al pallone da parte dei giovani; dal recupero del rapporto con il territorio, con le famiglie, con gli amministratori locali e le società sportive”.
E perciò è più che mai ribadito e più che mai attuale l’appello che Glerean, come “allenatore militante”, rivolge a tutti coloro che amano “il gioco più bello del mondo”: impegnarsi in un progetto concreto che egli stesso si propone di costruire, insieme ai suoi colleghi allenatori, prima che sia troppo tardi.
Non sarà semplice, non si avranno risultati nell’immediato ma, dice Glerean citando in maniera coerente Pablo Neruda “soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità”.
Nel proporre alla riflessione questo pensiero del poeta latino-americano si intuisce un aspetto che caratterizza l’uomo Glerean: l’empatia. Qualità che si apprezza a pieno quando si ha occasione di ascoltare il suo pensiero direttamente dalla sua voce: Glerean coinvolge e sollecita al confronto, si rivolge con identico trasporto a genitori e bambini, a dirigenti sportivi e amministratori pubblici, cita allenatori che hanno una visione affine alla sua spaziando – per dire – da Eusebio Di Francesco (attuale allenatore del Lecce in Serie A) a Matteo Ambrosi (attuale allenatore del Castelgomberto Lux in Seconda categoria).
E’ senza dubbio interessante dedicarsi alla lettura di questo libro, che viene tra l’altro riproposto ad un prezzo inferiore alla prima edizione proprio per favorirne la diffusione, soprattutto tra i genitori.
Altrettanto interessante sarà riuscire a cogliere la possibilità di poter assistere ad uno degli incontri di presentazione. La suggestione che si ricava infatti dal sentire il Glerean-pensiero esposto direttamente dalla voce dell’Autore è che se, come si suole dire, gli occhi sono lo specchio dell’anima, altrettanto le parole sanno essere lo specchio del cuore: e leggendo questo libro si ha la stessa sensazione di guardare Ezio Glerean diritto negli occhi.

Mister Glerean e Contro prima della gara con il Montebello

