Serie B

Tra speranze e play-off

Il  punto di Luciano Zanini sul campionato di serie B

 

TRA SPERANZE E PLAY OFF…

Con il nostro Vicenza già salvo è andata dunque  in scena l’ultima giornata della serie B,  edizione 2020/21. Fine del viaggio per tutti, tranne che per le sei formazioni che hanno acquisito il diritto a disputare i playoff per tentare il salto in serie A. Una sola, tra Monza, Lecce, Venezia, Cittadella, Brescia e Chievo, accompagnerà quindi le due prime della classe, ossia Empoli e Salernitana. Che il loro biglietto di entrata nel club dei maggiori l’hanno già obliterato. Finalmente, dal grande rimescolamento di risultati e classifiche  delle ultime intense e ravvicinatissime gare (troppe), sono usciti due verdetti in testa e quattro in coda, dove di playout non si parla proprio, viste le distanze tra Ascoli e Cosenza, come da regolamento. Lasciano la serie cadetta Virtus Entella, la “peggiore” di tutte con i suoi 23 punti in classifica, Pescara (32), Reggiana (34) e Cosenza (35).

Lecce ai play-off

In attesa di vedere come andranno a finire i playoff – che nella mia esperienza di osservatore, sia in B che in Lega Pro, costituiscono da sempre un grande spettacolo, ricco di colpi di scena e di emozioni – due parole dobbiamo pur dirle dopo 38 partite giocate.  E’ stato un campionato ricco di sorprese e di risultati mai scontati. Certo, alla fine l’ha vinto una delle squadre superfavorite alla vigilia, dicasi Empoli, mentre l’altra neopromossa, la Salernitana, è riuscita invece a sorprendere avendo davanti a sè alla vigilia altre, e numerose, concorrenti più accreditate. Non vi dice niente, ad esempio, il Monza dei riccastri Berlusconi&Galliani (il primo pare molto più del secondo), che avrebbe dovuto spaccare il campionato con la batteria dei suoi superpagati (rispetto alla categoria) calciatori? Il Monza dei Balotelli, Boateng, Diaw (acquistato dal Cittadella a gennaio per una vagonata di soldi),  Barillà, Frattesi, Mota, Paletta, Scozzarella…e mi fermo qui, è solo per ricordare la composizione del “gnaro” brianzolo. Sì, sono arrivati ai playoff, peraltro buscando alla grande contro il Brescia nell’ultima gara in casa, ma ci sono arrivati dopo un percorso non lineare, anzi in alcuni momenti tormentato. Oppure il Lecce, definita la corazzata del campionato, con i suoi Coda, Stepinsky, Maggio, Mancuso, Rodriguez, Henderson, Paganini, Pettinari, etc.. Lecce, che solo un mese fa pareva sicuro del salto diretto, salvo poi floppare sia in casa che fuori, perdendo ritmo e punti decisivi. Per non parlare della supertitolata Spal –  con i suoi grandi nomi, da Floccari a Paloschi, da Tomovic a Di Francesco -, che è stata addirittura esclusa dai playoff, che ha cacciato un allenatore del calibro di Pasquale Marino, che ha fatto infuriare i suoi tifosi, molto arrabbiati con società e giocatori, tanto da inscenare post partita vibrate proteste contro i propri ex-beniamini, definiti con una certa magnanimità dei “viziati”.

 

TANTO VENETO NEI PLAY OFF

Tra le sorprese più grosse del campionato spicca il Venezia. Nessuno, o pochi, pensavano all’inizio del torneo che i lagunari avebbero costituito la vera rivelazione 2020/21. Invece è andata proprio così, e la quinta posizione assoluta in classifica, con 59 punti in saccoccia, dice più di tanti discorsi della magnifica impresa del vicentino Paolo Zanetti, tecnico capace di costruire un gruppo forte e coeso, che ha saputo superare più di qualche procella (del resto a Venezia siamo…) anche pesante, per approdare per ora al traguardo massimo conquistabile. Più che il singolo – che comunque non manca, vedi su tutti il bomber Francesco Forte che può considerarsi uno dei top della categoria con vista sulla massima serie – il segreto di Zanetti è stata proprio l’identità di gruppo, quel “tutti per uno, uno per tutti” che spesso e volentieri vale più dei nomi famosi, come appunto dicevamo per la Spal.  Venezia quindi sugli scudi, vada come vada nei playoff, ma subito dopo c’è  l’altra veneta, ormai un’habituè dei piani alti della classifica: il Cittadella. La compagine di Venturato – lo sappiamo tutti – si gioca i playoff da anni seppur con poca fortuna. Ricordiamo su tutti quelli giocati due anni fa contro il Verona: andata 2 a 0 per il Citta e poi ritorno fatale al Bentegodi con l’Hellas di mister Aglietti che rovescia il tavolo e distrugge i castellani per 3 a 0.

Cittadella

Probabilmente nell’occasione hanno pagato: un po’ la convinzione di aver già conquistato la serie A –  in città erano sorti comitati e girava tanta, troppa euforia –;   la sottovalutazione dei gialloblù che hanno nel proprio pubblico un punto di forza formidabile, e che solo il virus cinese riesce di questi tempi a comprimere. Ormai acqua passata, tutto aiuta a crescere, e il Citta ci riprova per l’ennesima volta. Vedremo. Dulcis in fundo ecco la terza veneta, il Chievo Verona, ora agli ordini del tecnico Aglietti, grande protagonista dell’impresa di cui sopra. Che dire? E’ arrivato all’ultimo posto, e con qualche fatica. In alcuni momenti si è perso per via di infortuni e panchina troppo corta, ma ora è chiaro che ogni partita è una finale e il risultato dipende da tante cose. Non dai nomi dei giocatori, ma dal gioco che faranno. Insomma, il Veneto ha tre candidate su sei: posso sperare in qualcosa di buono, senza fare pronostici che portano male? Penso di si, come penso che anche il Brescia possa dire tranquillamente la sua. L’ho visto bene al Menti e penso che sarà un osso duro per tutte. A cominciare dal Cittadella che venerdì prossimo lo incrocia nella prima partita in programma. L’altra è fratricida, tra Venezia e Chievo. Al campo l’ardua sentenza. In ogni caso tifo veneto.

CALA IL SIPARIO SUL VICENZA: LUCI E OMBRE(TTE)

Avrei più volentieri tifato per il Lane, ma è andata così, sarà per il prossimo anno.  Il Vicenza ha chiuso il suo campionato, da neo-promossa, al dodicesimo posto in classifica a quota 48 punti in ampia zona salvezza. Il bilancio a bocce ferme è riferibile ad una squadra che ha giocato in sostanziale tranquillità di classifica, mai veramente invischiata nella lotta in basso. Sufficiente o insufficiente? Dipende. Se guardiamo – come si dovrebbe fare – ai programmi per così dire ufficiali della società, più e più volte esplicitati, e quindi da ritenersi credibili, la salvezza era in partenza l’obiettivo unico da raggiungere. Ebbene, allora società, tecnico e giocatori il loro obiettivo lo hanno raggiunto, eccome! Un campionato di assestamento, questa la definizione più calzante, per respirare l’aria della serie B, dopo il periodo di Lega Pro, e poi con la stagione 2021/22, si ritarano gli obiettivi e si punta più in alto. Tutto chiaro e tutto logico. Ma c’è un però, che fatico a nascondere. Premesso che il virus cinese ha danneggiato – lo ricordiamo tutti – i biancorossi in maniera sostanziosa, con annessi e connessi, purtuttavia poi la situazione era venuta a normalizzarsi tanto che il Lane aveva cominciato a correre – proprio dalla partita contro il Venezia in trasferta – inanellando buone prestazioni con tanti bei punticini. Al punto che, arrivati a quota 41, il miraggio dei playoff si era appalesato a me tra i primi, convinto dalle prestazioni del trio tecnico Meggiorini-Lanzafame-Nalini, senza dimenticare il sempre bravo Giacomelli, ma anche le buone prestazioni degli altri biancorossi. Purtroppo qualche infortunio di troppo, qualche ansia di troppo, qualche prestazione negativa di qualcuno (può capitare) ha fatto svanire quello che ho chiamato il sogno di …mezza primavera. Ascoli, Reggina e Lecce, una dopo l’altra, tra la 32.ma e la 35.ma giornata, hanno fatto naufragare ogni speranza di playoff. Peccato, perché aver mollato qui è stato decisivo.  Tutto è bene quel che finisce… come previsto e auspicato all’inizio, per cui chiudiamo qui.

ULTIMA GARA IN CASA, UN MESSAGGIO DI SPERANZA

Prima di chiudere però voglio tornare alla partita di fine campionato, contro la sfortunata Reggiana, nostra avversaria-amica, che ha pagato duramente in quest’anno maledetto e che ora dovrà ricominciare dalla Lega Pro. Dispiace sempre quando una società viene estromessa da un torno importante, ma ormai recriminare non serve più.

 

Probabilmente alla Reggiana è mancata una campagna acquisti degna di questo nome, in grado sin dall’inizio di infondere nuova linfa nella rosa emiliana. A gennaio, è vero,  sono stati fatti degli acquisti anche importanti, almeno sulla carta, come ad esempio Laribi e Ardemagni. Più il primo che il secondo a mio avviso. E del resto, al Menti lo abbiamo visto giocare il marocchino:  il suo palleggio, il possesso di palla, la visione di gioco. Un giocatore che ha fatto la serie A, come i nostri Meggiorini, Lanzafame e Nalini. In campo la classe non è acqua. Reso l’onore delle armi alla Regia granata, e fatti i complimenti sia a Lanzafame – che apprezzo sempre per i suoi guizzi, scatti e dietrofront, visione di gioco -, sia a Jack lo squartatore per il bellissimo gol messo a segno proprio su input del Lanza, eccomi alle note verdi.

Alle note di speranza. Mi riferisco all’esordio dal primo minuto del bomber (in divenire, ma già c’è nonostante i suoi sedici anni) Tommaso Mancini, che ha fatto tutto intero  il suo dovere pur con qualche comprensibile batticuore, ma con autorevolezza e senza timori reverenziali, come quando ha voluto tirare il calcio di punizione, in genere roba da Jack o altri sapienti nella materia. Avrà certamente gioito lassù, il nonno Giustiniano, che l’ha sempre seguito come un’ombra benefica e avrà certamente sorriso per il tiro alto, dicendo: “Vai tranquillo, la prossima fai gol “. Poi l’altro giovanissimo (19) anni, Stefano Cester, di ruolo trequartista, scuola Inter, che ha giocato per soli 15 minuti. Ma che nel prossimo futuro ne giocherà tanti di più. Ora occhio ai playoff che partono giovedì 13: Cittadella-Brescia e Venezia-Chievo. Vinca il migliore!

 

Luciano Zanini

 

 

Sull'Autore

Federico Formisano