Serie B

Il Doge affonda il Cittadella in laguna

Serie B – Il punto (finale) sui playoff  di Luciano Zanini

IL DOGE AFFONDA IL CITTADELLA IN LAGUNA

Si fa presto a dire: “dobbiamo espugnare Sant’Elena!”. L’isola veneziana a poche bracciate dal Lido, su cui insiste da illo tempore lo stadio Penzo. La storia calcistica del Venezia è una gran bella storia che da ieri, 27 maggio 2021, si è arricchita di un nuovo prestigioso trofeo, grazie al pareggio ottenuto contro i cugini del Cittadella. Un pareggio sudatissimo conquistato al fotofinish (anche se non necessario, con lo 0 a 1 il Venezia avrebbe lo stesso conquistata la serie A) che proietta i lagunari nella massima serie dopo quasi vent’anni di assenza. Momento storico, quindi, per la società neroverde, per i tifosi, per Venezia tutta, la città da superlega della bellezza e della storia. Il Cittadella, bella realtà calcistica veneta e nazionale, sapeva bene che espugnare il Penzo – e doveva assolutamente farlo per arrivare in A – non sarebbe stato facile. Sapeva bene che avrebbe dovuto fare la partita della vita, quella del dentro o fuori senza possibilità di errori, quella dell’antico adagio che recita ”mors tua vita mea”. Ed è andata proprio così: una battaglia sostanzialmente corretta, a parte qualche fallo frutto del nervosismo per la posta in gioco, una lotta corpo a corpo, uno scontro tra due squadre e società assai diverse tra di loro, ma assimilabili nella voglia di conquistare la vittoria sul campo, dopo i fatidici 180 minuti tra andata e ritorno. Avevo scritto di “delusione Cittadella” dopo la gara di andata al Tombolato, con i castellani battuti per un gol di Di Mariano e apparsi poco lucidi, quasi attanagliati dal timore, dal peso della responsabilità. Il Venezia, invece, bene da tutti i punti di vista. Tuttavia, conoscendo la storia del Citta e la sua caratura, ero convinto che avrebbe fatto di tutto per rovesciare le carte al ritorno.

PAREVA FATTA PER IL CITTA

E’ stato così, anche se non ce l’ha fatta! Il Cittadella al Penzo è entrato in campo con una cosa sola in testa : giocare al massimo per vincere. Niente altro. Testa libera quindi e pedalare come sa fare. Il Venezia, quasi per una sindrome al contrario, è sceso sul terreno visibilmente pensieroso, quasi oppresso dal peso della gara, e così ha lasciato il campo agli avversari che nel primo tempo l’ hanno dominata in lungo e in largo giocando meglio e passando in vantaggio al 26’ con  una bella azione manovrata. Protagonista capitan Jori che ha smarcato in area da par suo il compagno Proia il quale, profittando di un buco di Ceccaroni, con freddo tempismo non avuto difficoltà a battere l’estremo veneziano Maenpaa. Non bastasse il gol, ecco cosa ti combina il nervosismo: il forte difensore veneziano Mazzocchi, baluardo neroverde, perde la testa, commette due falli da ammonizione nel giro di un minuto, e lascia i suoi compagni in dieci. Sinceramente in quel momento (38’) ho pensato che la dea Eupalla avesse scelto il Cittadella: giocarsi una finale del genere con un uomo in meno e con davanti un Citta trasformato rispetto all’andata, pareva proprio durissima per il Venezia. Ma è proprio in questi frangenti che si decidono le partite, anche con un uomo in meno: moltissimo dipende infatti dalle scelte del tecnico. E Paolo Zanetti ha dimostrato nel momento topico di essere un ottimo allenatore che sa scegliere rapido e giusto: fa uscire Aramu per Ferrarini, più tardi inserisce Fiordilino per rafforzare difesa e centrocampo, mentre  in avanti lancia Johnsen e Bocalon per provare a far male sulle ripartenze.

IL GOL DI BOCALON, TIMBRO SULLA PROMOZIONE

Insomma il Venezia ritrova presto la quadra, la disposizione giusta in campo e, pur con l’uomo in meno, riesce a imbrigliare gradualmente il Cittadella che dopo aver  sfiorato il gol in apertura di ripresa – con un sinistro al volo da fuori area di Branca che costringe Maenpaa alla deviazione in angolo -,  comincia a rallentare e viene costretto a girare al largo dalla porta neroverde.  La fatica si fa sentire sempre più nelle gambe dei padovani che non riescono ad incidere più di tanto e devono anche ben guardarsi alle spalle dalle sortite di Maleh, Johnsen e Bocalon, che hanno capito bene come devono giocare. Al 65’ pure il capitano veneziano Modolo si fa vedere in area del Cittadella: cade dopo un contatto con Donnarumma, ma per Orsato non c’è nulla e lo ammonisce per simulazione. Dài e dài il Venezia tiene, si sente più sicuro dei propri mezzi e capisce che gli avversari hanno perso la carica del primo tempo. Avviene insomma psicologicamente una cosa strana: i lagunari, che nel corso del campionato avevano privilegiato il gioco d’attacco, e con successo, si scoprono ora consapevolmente capaci di difendere il risultato e lo fanno ottimamente. Non disdegnando di colpire in contropiede, come nel più classico modulo all’italiana. E il contropiede letale arriva proprio al 93’. Riccardo Bocalon, il “Doge”, bomber veneziano doc, si trova tra i piedi la palla del colpo da ko su assist di Maleh: scavalca con un tocco delizioso il portiere Kastrati e fa impazzire di gioia compagni, tifosi e veneziani tutti.

ONORE AD UN GRANDE CITTADELLA

Per il Cittadella è purtroppo la seconda sconfitta in finale in questi ultimi tre anni, ma questa volta la botta risulta ancora più amara perché la partita si era messa proprio bene con un Venezia – come detto – sceso in campo  contratto e nervoso, i granata  subito in gol e con l’uomo in più. Non è bastato, tuttavia, essendo mancato il colpo decisivo nel secondo tempo. La squadra di Venturato, è vero, ha avuto più possesso di palla giocando a lungo nella metà campo avversaria, ma non è riuscita a creare occasioni da gol degne di questo nome, a parte il tiro di Branca di cui sopra. In sostanza non è riuscita ad arrivare in fondo sebbene le premesse favorevoli si fossero materializzate tutte. Ha comunque dato l’anima e ha rischiato di farcela. Onore ai ragazzi di Venturato che hanno giocato sino all’ultimo respiro. Onore in particolare al grande capitano Manuel Iori, giunto all’ultima partita in carriera. Forse la più amara.

 

COMPLIMENTI AL VICENTINO ZANETTI

E così, dopo quasi vent’anni, vissuti tra cadute, riprese, e ripescaggi il Venezia è di nuovo in Serie A. Grande merito va attribuito all’ex-biancorosso Paolo Zanetti, allenatore alla sua terza esperienza in panchina, ma già predestinato  protagonista in  serie A. Dopo l’esperienza negativa vissuta ad Ascoli era stato scelto dalla società lagunare con l’obiettivo di condurre  un campionato da metà classifica, magari migliorando il risultato dell’anno precedente. E Zanetti non si è certo tirato indietro, ma ha colto un super obiettivo, che forse alla vigilia del torneo nessuno aveva preso in considerazione. Ha costruito un gruppo notevole che gioca un bel calcio con ottimi giocatori che sanno anche fare gruppo in campo. Cito Francesco Forte, grande bomber con i suoi 15 gol, Maleh, una promessa nazionale, Aramu e Johnsen, attaccanti diversi ma compatibili, il “Doge” veneziano Bocalon, capitan Modolo, il cervello Taugourdeau, il vecchio saggio  Molinaro, gli esperti anziani portieri Maenpaa e Pomini. In definitiva è arrivato il giusto premio per Venezia che come noto festeggia quest’anno i suoi 1600 anni di storia. Un bel regalo per questo stupendo anniversario. E la con partita in tv seguita da oltre un milione di telespettatori (ca il 5%) di share.

 

Luciano Zanini

Sull'Autore

Federico Formisano