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Vicentini nel calcio importante: Francesco Vaccariello da Conte a Gasperini a Nesta, per continuare a crescere

Scritto da Federico Formisano

Per la nuova rubrica di calcio vicentino  intervistiamo i vicentini che hanno avuto l’opportunità di stare al contatto con il calcio importante e che sono ancora nei club professionistici. Dopo aver parlato, cuore in mano con Michele De Bernardin,  preparatore dei portieri del Parma oggi abbiamo intervistato Francesco Vaccariello, preparatore atletico del Frosinone

Vaccariello, classe 1980,  ha  da poco festeggiato i venti anni di attività iniziata  nel settore giovanile del Chievo e del Cittadella, proseguita con la prima squadra del Vicenza, e poi a Foligno, all’Atalanta dove ha trascorso ben 9 anni, al Perugia e al Frosinone.

Vaccariello è  cresciuto nel vivaio dell’Altair di San Pio X°   con con cui ha percorso tutta la trafila dagli esordienti fino alla prima squadra.  Successivamente ha giocato anche con il Villaggio del Sole, con l’Union Olmo Creazzo, con la Riviera Berica e con il Sovizzo.  “Allora si poteva svolgere un ruolo di allenatore in una società e di giocatore in un’altra e io contemporaneamente lavoravo come preparatore atletico a Chievo, allenavo una squadra di ragazzi dell’Altair e giocavo con l’Union Olmo Creazzo, a dimostrazione di una passione ben radicata e che trovava anche terreno facile nella mia famiglia con mio padre grande sportivo (purtroppo mancato troppo presto) che mi incoraggiava. Frequentavo anche l’università in Scienze Motorie (dove Francesco si è brillantemente laureato ndt)

Vaccariello con la maglia dell Altair

Com’è iniziata la tua attività di preparatore atletico ?Avevo appena vent’anni ed ero iscritto all’Università quando ebbi l’opportunità di conoscere il Prof. Roberto De Bellis che era il preparatore atletico del Chievo e mio insegnante all’Università. E con lui ho iniziato al Chievo dove sono rimasto un anno e mezzo.  De Bellis  (attualmente è al Genoa)  è stato il primo ad incoraggiarmi ad intraprendere questa attività e a trasferirmi le prime importanti nozioni.  Successivamente sono passato al Cittadella dove sono rimasto un anno e mezzo occupandomi della preparazione dei giovani.

Poi è arrivata la chiamata del Vicenza?  Si nel 2006 diventa allenatore del Vicenza Angelo Gregucci (che rileva Camolese) che ha come preparatore atletico Alessandro Ciullini e io inizio a svolgere l’attività di collaboratore e di seguire gli infortunati.  Ovviamente arrivare al Vicenza è stato per me un momento importante: conosco persone con le quali tuttora mantengo rapporti di amicizia e di collegamento come Paolo Bedin e il dottor Gianni Ragazzi; rivivo emozioni importanti come quelle che rammentavo bene da tifoso che aveva vissuto i momenti della promozione dalla C alla B e non solo.  Insomma arrivare a Vicenza è stato motivo di grande soddisfazione, ma importante è stato anche conoscere un allenatore come Gregucci, una persona con principi importanti.  A Vicenza però deve prendere anche una decisione dolorosa,  quella di lasciare il calcio giocato a 27 anni, ma la decisione è presa anche se ancor oggi mi ritorna la voglia di infilare le scarpe bullonate ed inseguire un pallone.

Gregucci

Angelo Gregucci

Nel 2008 vai al Foligno..  A Vicenza come vice allenatore di Gregucci c’era Roberto Cevoli a cui viene chiesto di guidare la squadra umbra. A novembre con la squadra decima in classifica Cevoli viene esonerato ma dopo qualche mese vengo comunque richiamato e la squadra riesce ad ottenere una sospirata salvezza.

Quella di Foligno è stata un importante esperienza  formativa che mi ha dato l’opportunità di conoscere bene il mio ruolo e nel contempo di misurarmi con una realtà nuova, di uscire dalla realtà veneta e di avere esperienze nuove che mi hanno permesso di favorire una diversa apertura mentale.

E da lì nasce l’esperienza più importante per te, quella dell’Atalanta: Si effettivamente; Cevoli non aveva squadra e mi lascia libero di fare le mie scelte. Mister Gregucci dopo il triennio a Vicenza ( in cui aveva ottenuto tre salvezze consecutive) viene chiamato sulla panchina dell’Atalanta, una società che stava attraversando un particolare momento dal punto di vista societario. Il presidente Ivan Ruggeri era stato colpito da un ictus e il figlio Alessandro(allora 23enne), con cui tuttora ho un ottimo rapporto, aveva preso le redini societarie.  E il mister mi chiede di fare parte del suo staff. Ovviamente accetto.  Ma Gregucci è esonerato dopo tre mesi e a Bergamo arriva un certo Antonio Conte, l’attuale allenatore dell’Inter, che porta con sé come preparatore atletico Giampietro Ventrone, ex Juventus, oggi in Cina. Lavoro comunque nello staff e entro in rapporto con giocatori di grande carisma come Doni, Manfredini (poi arrivato al Vicenza), Ferreira Pinto, giocatori che probabilmente erano abituati a lavorare con Del Neri che era l’allenatore prima di Gregucci e di Conte.  L’esperienza di Conte non è felice ma probabilmente non per sua colpa; intanto ho modo di conoscere il suo modo di lavorare e di apprezzarlo.  Così come ho avuto modo di apprezzare dirigenti come Carlo Osti che oggi è alla Sampdoria. E come il direttore operativo Roberto Spagnolo, ancora oggi con i bergamaschi.

Antonio Conte con il capitano Doni


Successivamente all’Atalanta arriva Colantuono che rimane 4 anni e mezzo ottenendo anche risultati importanti come una salvezza ottenuta partendo in classifica da un – 6. Nell’Atalanta c’erano giocatori come Denis, Cigarini, Carmona, Scaloni, Yepes,  Papu Gomez. Ma nel frattempo la società cresce: entra in società Percassi.   Io devo dire di essere molto legato alla famiglia Percassi. Dopo il periodo Colantuono ho avuto modo di lavorare anche con Edi Reja che è una persona di grande spessore umano.  Nella squadra ci sono giocatori come lo stesso Gomez, Diamanti, Borriello, veri professionisti del mondo del calcio. Ma grazie ad un profondo lavoro di ristrutturazione societaria che è partito da lontano e che ha visto coinvolto tutti i settori della società, da quello tecnico, a quello organizzativo, al settore giovanile, a quello medico, l’Atalanta cresce e si struttura, mettendo le basi per la società di oggi che evidentemente non è in Europa per caso.  Non a caso si paragona la struttura dei neroazzurri a quella della Juventus. Dal vivaio vengono sfornati continuamente giovani interessanti pensiamo solo a Gagliardini, Conti, Caldara, Grassi,   E poi nel 2016 arriva Gasperini.

Ecco parlaci di Gianpiero Gasperini Per me Gasperini è un genio calcistico: una forma mentale incredibile. Un carattere importante. Arrivava all’Atalanta del Genoa e si trova inserito nel contesto che ho descritto prima mettendo le basi per un sodalizio veramente importante.  Vedi, io sono convinto che tanto ha fatto Gasperini per l’Atalanta quanto l’Atalanta ha fatto per Gasperini!

Gasperini genio del calcio

Nel frattempo per te è arrivato il momento di lasciare Bergamo. Come ho detto avevo già ricevute diverse offerte ma sono rimasto così tanto tempo per l’ottimo rapporto con tutto l’ambiente. Poi però è nata in me l’esigenza di fare un esperienza di altro tipo e quando è arrivata la proposta di Alessandro Nesta non ha saputo dire di no.  Nesta è stato un giocatore di altissimo spessore e oggi è un ottimo tecnico, e soprattutto  una grandissima persona. Ha un credo calcistico importante puntando molto al gioco, basato sulla qualità del palleggio. Con lui nel primo anno di Perugia abbiamo ottenuto la qualificazione ai play-off perdendo la gara con il Verona che è poi stato promosso. Ma il Perugia l’anno seguente  il nostro addio, è retrocesso.  L’anno dopo è arrivata la proposta del Frosinone che il Mister ha accettato: la società ciociara era reduce dalla retrocessione dalla Serie A e c’era da riprendere in mano la situazione, ritrovare gli entusiasmi e attuare strategie differenti.  L’anno scorso siamo arrivati ai play-off e abbiamo sfiorato la Serie A nella finale contro lo Spezia(perdendo 1-0 la gara di andata e vincendo con lo stesso punteggio quella di ritorno ma venendo eliminati per la miglior posizione in classifica dei liguri).

 

Lo staff di Nesta a Perugia

Nel frattempo la società ha cominciato un lavoro importante di organizzazione, con un fase di crescita che siamo certi darà i suoi frutti: è arrivato Angelozzi il direttore sportivo che era allo Spezia e si sta cercando di passare dal sogno (quello che è stato vissuto a Frosinone con la promozione nella massima serie)  ad una visione più concreta. Quest’anno la stagione si fa fatica a definirla perché è successo di tutto. Abbiamo avuto 15 giocatori positivi al Covid, chiesto il rinvio della gara con il Pisa che andremo a recuperare martedì prossimo, e contro il Pordenone siamo andati in campo con 13 giocatori con tre portieri in panchina, tra cui uno che si è scaldato per entrare in campo da giocatore di movimento per sostituire un compagno infortunato che poi ha tenuto duro fino al 90’. I giocatori che hanno avuto il Covid hanno tempi di recupero abbastanza lunghi, devono sottoporsi a visite mediche e tra una cosa e l’altra per recuperare al 100% deve trascorrere almeno un mese e mezzo.     Eppure la squadra è ancora in corsa per i play-off. 

A Vicenza era in panchina con la squadra. Che effetto ti ha fatto il Menti dopo qualche tempo di lontananza?  Per la verità ero molto concentrato sulla gara; mi era già capitato di venire a Vicenza ai tempi dell’Atalanta e ci avevo fatto l’abitudine. Se devo essere sincero mi ha emozionato di più arrivare a Vicenza con il pulmann del Frosinone, rivedere la città  in maniera così poco abituale.

Il Menti con il pubblico

La tua attività comporta anche dei sacrifici, lontano da casa. Come riesci a gestire questa fase e la tua famiglia ha accettato volentieri la situazione?   Sono sposato  da dieci anni.  Come ho detto prima la mia famiglia d’origine ha sempre sostenuto la mia scelta. Mia moglie è vicentina di San Bortolo, nel periodo in cui eravamo fidanzati ci vedevamo si e no una volta alla settimana ma lei ha sempre condiviso le mie decisioni. Dopo il matrimonio mi ha sempre seguito a Bergamo e ora a Frosinone e di questo la ringrazio perché  mi sostiene e aiuta a crescere le nostre due fantastiche bambine. 

Vaccariello con la moglie

In conclusione, quali sono le tue prospettive future?  Sono legato da un rapporto molto stretto di collaborazione con Mister Nesta. Sono molto concentrato sul presente e penso al bene del Frosinone, della squadra e del nostro staff.

I nomi citati

Allenatori: Roberto Cevoli, Stefano Colantuono, Antonio Conte, Giampiero Gasperini, Angelo Gregucci, Alessandro Nesta, Edi Reja
Preparatori atletici: Alessandro Ciullini, Roberto De Bellis, Giampietro Ventrone
Giocatori: Borriello, Caldara, Carmona, Cigarini, Conti, Diamanti, Doni, Ferreira Pinto, Gagliardini, Gomez, Manfredini, Scaloni, Yepes
Dirigenti e presidenti: Osti, Percassi, Ivan e Alessandro Ruggeri, Spagnolo

Sull'Autore

Federico Formisano